di Chaimaa Machmach

Abbiamo ricevuto un compito importante: raccontare la gita delle classi seconde a tutti, con l’ambizioso obiettivo di farli sentire con noi. La giornata è iniziata molto presto, prima ancora del suono della campanella.

A svegliarci, quella mattina, bastava l’agitazione di una giornata diversa dal solito, passata fuori dalle aule, a scoprire cose nuove (e senza interrogazioni…). Al ritrovo dei pullman, nel piazzale della stazione ferroviaria di Spinetta, c’era gran fermento: genitori emozionati, alunni felicissimi, professori intenti a contare i ragazzi, a fare gli appelli, a controllare che tutto fosse pronto per la partenza. Poco prima delle sette e mezza, i due autobus sono partiti alla volta di Soncino, in provincia di Cremona. Città dall’antica storia, ospita una imponente rocca sforzesca, ancora oggi simbolo della città, e un importante museo della stampa, sorto dove i Soncino – ebrei di origine tedesca cui il duca milanese Francesco Sforza aveva concesso di aprire un banco dei pegni – apriranno una delle prime stamperie a caratteri mobili d’Italia. Dopo due ore di viaggio,

una volta giunti a destinazione, siamo stati radunati in una piccola piazza ed è iniziata la visita guidata. Il mio gruppo ha visitato come prima cosa il Museo della Stampa: qui abbiamo seguito un laboratorio, durante il quale abbiamo imparato a scrivere con la piuma d’oca. Per poter scrivere il nostro nome su un segnalibro abbiamo dovuto intingere la punta della piuma nell’inchiostro, facendo attenzione a non macchiarci, né a macchiare il cartoncino. Sembrava facilissimo, ma si è rivelato molto complicato.

La visita è poi proseguita nei locali del museo, dove abbiamo scoperto la storia della famiglia Soncino, della sua attività nel paese e poi di come sia nata la stamperia. Abbiamo potuto scoprire gli strumenti più tecnici e quelli più moderni, l’archeologia della stampa a caratteri mobili e quanto fosse importante e complicato il mestiere dello stampatore. Per pranzo ci siamo riuniti con le altre classi nell’oratorio del paese: qui abbiamo giocato, mangiato, acquistato peluches e ricordi dagli stand che le signore dell’oratorio avevano organizzato. Sono state due ore piacevoli, in cui abbiamo corso e chiacchierato, giocato e ci siamo riposati.

Nel pomeriggio, abbiamo visitato la rocca, visitando le varie stanze, comprese le fredde cantine – che potevano, in parte, essere allagate per bloccare il nemico – e le celle, buie e spaventose. A colpirci particolarmente, oltre all’antichità del luogo in cui ci trovavamo, sono state la stanza da letto, con un lettino molto piccolo, e la cucina, con un grande camino e un pozzo interno, che permetteva agli abitanti di resistere a lungo, se assediati. Dopo aver visitato la chiesa e il chiostro, abbiamo terminato la visita al paese, pronti a tornare a casa, felicissimi della bella esperienza e già immaginando quella del prossimo anno.