di Martina Gerbi 

Continua la nostra carrellata di interviste per conoscere meglio i nostri professori e così, da giornalista della sezione C, ho pensato di fare quattro chiacchiere con il professor Davide Lo Monaco, insegnante di percussioni. 

 

Da quanto insegna nelle scuole?

Insegno percussioni da quindici anni.

Come si è sentito quando le ultime terze se ne sono andate?

Mi sento come se perdessi delle persone che hanno frequentato un corso con me. Insomma, diciamo che voi avete un’età dove siete degli amici ma anche dei figli, e quindi ci sono tante cose che si perdono. Però sono contento che proseguiate il vostro percorso al di fuori della scuola. Ci possiamo sempre vedere e trovare in giro e mi fa piacere che andiate avanti.

Da quanto lavora insieme alla professoressa Perfumo?

Da quando insegnavo ad Acqui Terme, quindi da dieci anni, e poi ci siamo rincontrati qua.

Ha mai suonato in qualche band? Quali?

Io ho tre gruppi: uno che suona blues, uno che fa rock and roll e poi uno che fa canzoni dei Pink Floyd. Poi ho suonato in una che fa sia musica classica sia musica moderna. E per dieci anni ho accompagnato un famoso cantante degli anni ’80. 

Da quanto suona?

Io suono da quando avevo quattordici anni, ho comprato la batteria a quell’età e a quindici anni ero già in un’orchestra che suonava musica da ballo. Quindi già da giovane e non ho più smesso.

Se potesse decidere di cambiare lavoro, quale sceglierebbe? Perché?

Per me questo non è un lavoro. Se vogliamo chiamarlo “lavoro” è perché mi pagano, ma ho sempre avuto la fortuna di poter fare quello che mi piaceva, guadagnandomi da vivere così. In un periodo, però, guidavo le ambulanze: suonare vuol dire essere impegnati di sera e di notte e studiare non si conciliava bene con quel tipo di vita, ho dovuto fare delle rinunce momentanee. Ecco, quello dell’autista di ambulanze è un lavoro che, se dovessi per forza cambiare lavoro, potrei farlo. Però anche quello è una mia passione, quindi sono fortunato.

Come ha passato il periodo del covid con le lezioni e studenti?

Come tutti, da casa, con il computer, cercando di fare il meglio possibile. Purtroppo c’erano problemi di connessione, di distanze, e quindi ci siamo un po’ adattati, perché nessuno di noi era preparato a fare le lezioni in quel modo. Poi eravamo comunque in casa, quindi la differenza tra essere a casa e essere al lavoro non c’era più. 

Le è piaciuta questa intervista?

Sì, perché serve per capire che i professori sono persone come voi! Noi, purtroppo, non possiamo sempre raccontarvi tutto di noi, perché il tempo è tiranno. Ma se ce lo chiedete, noi possiamo rispondervi, così capite che siamo persone come voi: siamo solo un po’ più cresciuti e con qualche esperienza in più!