di Martina Gerbi e Amin El Ouali

Inauguriamo insieme la rubrica “professori oltre la cattedra”, che ci porterà a scoprire le passioni dei nostri insegnanti. La nostra prima ospite è la professoressa Laura Tartuferi, che molti di voi conosceranno come insegnante di matematica e scienze. Abbiamo scoperto un sacco di cose interessanti su di lei…

Oltre le scienze, la musica. Prof, che genere le piace?

A me piace moltissimo la musica afroamericana, quindi blues, jazz, il soul… ed è la musica che poi canto.

Le piace cantare?

Moltissimo.

Se dovesse cambiare lavoro, quale sceglierebbe?

Vorrei comunque fare qualcosa a contatto con le persone e qualcosa che possa aiutarle. Se posso scegliere, sempre con i ragazzi.

A quale concerto avrebbe voluto partecipare?

Tantissimi! Probabilmente faccio riferimenti ad autori che voi non conoscete, ma ci sono degli artisti che ascolto nei dischi e che non posso vedere dal vivo, perché non ci sono più: uno di questi è Ray Charles.

Quanto l’aiuta fare la cantante nella vita quotidiana?

Mi aiuta tantissimo: soprattutto in tutti quei momenti in cui non riesco a trovare nel mondo quello che vorrei. Cantare mi aiuta a riconnettermi al mio centro, con me stessa, e mi aiuta a comunicare emozioni e cose che a parole spesso non si riesce a dire. Invece cantando ce la fai.

Che sogno vorrebbe realizzare?

Ne ho tanti! Mi piacerebbe che nel mondo ci fosse più attenzione per le persone e per i loro sentimenti. Vorrei un futuro – tra i banchi, ma non solo – in cui ci si prende cura del prossimo, di chi si ha davanti. Sarebbe bello, vero? 

Come ha passato il periodo del covid?

Ho scoperto di non essere capace di annoiarmi, perché è stato un periodo di passioni: ho dato spazio a tante idee, che magari quando sei preso dagli impegni quotidiani non riesci a coltivare con continuità. Invece durante quel periodo di tempo ne avevo, e quindi ho riscoperto tante cose interessanti che mi piace fare. E poi ho capito che si può essere in contatto con gli altri anche se non li abbiamo davanti fisicamente e che ci si può sentire insieme anche a distanza, se lo si vuole.

Il canto l’ha aiutata durante il covid?

Sì, pensa che facevo le prove a distanza con gli amici con cui suono normalmente, perché non ci si poteva incontrare per aggiustare i pezzi. Allora lo facevamo con le chiamate attraverso zoom: faceva anche molto ridere, perché c’è sempre quel ritardo di connessione, ed eravamo sempre sfasati. Però, per esempi,  abbiamo registrato ognuno per conto proprio a casa, e poi assemblato in studio. Insomma, è stato divertente!

Quando era al nostro posto…che liceo ha scelto di frequentare?

Io ho fatto il liceo scientifico in Alessandria, il Galileo Galilei.

Che percorso scolastico ha fatto?

Ho frequentato le medie qui, in questa scuola, poi ho fatto il liceo scientifico, poi ho studiato all’Università di Biologia, la base era in Alessandria ma faceva parte del gruppo di università del Piemonte Orientale. Quando ho finito ho fatto una tesi sperimentale, di anatomia patologica, quindi ho fatto esperimenti in un laboratorio del’Ospedale di Alessandria. Poi ho deciso di iniziare un percorso per diventare insegnante e ho fatto una scuola di specializzazione, che ai tempi serviva per ottenere l’abilitazione. Io ho fatto il percorso per insegnare alle medie, alle superiori e sulla cattedra di sostegno.  

E invece ora, da vicepreside, ha tanti compiti?

Non so se sono tanti o pochi, perché per me è un incarico abbastanza nuovo, sto ancora imparando tante cose. Sicuramente sono molto più in contatto con tutto quello che succede con la scuola rispetto a quando ero un insegnate e basta. Per cui, come collaboratore del dirigente, il mio ruolo è anche quello di coordinare un po’ quello che succede nella scuola, soprattutto per quello che riguarda i progetti, e mediare all’interno di tutte le situazioni, più o meno piacevoli, e quindi essere sempre in contatto con altri colleghi. Quindi c’è sempre da fare. A volte sono cose molto stimolanti, a volte meno, ma sono sempre parte del gioco, quindi va bene.

Quanto ha dovuto studiare per diventare vicepreside?

Per il ruolo che sto attualmente ricoprendo non c’è uno studio da fare vero e proprio, si studia sul campo ogni giorno. Per fare l’insegnante invece ho dovuto studiare tantissimo, però mi è sempre piaciuto molto perché ho sempre voluto farlo, ero motivata. Anche ora mi piace stare al passo, conoscere nuove cose; in questi giorni mi sto dedicando alla psicologia, mi informo e approfondisco.

Ha mai avuto una collega antipatica?

Sicuramente abbiamo delle affinità, quindi con qualcuno si va più d’accordo, con altri si fa più fatica a trovare un punto di incontro. Ma io cerco sempre di ricordarmi che sono un’educatrice, quindi devo per prima concretizzare quello che poi cerco di insegnare a voi. Cerco sempre un modo per interagire con quella persona, anche se non diventiamo amici per la pelle.

E invece ha mai avuto una collega come idolo?

Sì, mia mamma. Io ho iniziato a lavorare come insegnante di sostegno in questa scuola, nella stessa classe dove mia mamma insegnava matematica e scienze, quindi la osservavo sul campo. Ho scelto di diventare insegnante perché la vedevo, quando tornava a casa, parlare degli insegnati e dei suoi alunni sempre con grande entusiasmo e coglievo sempre tanta passione in quello che faceva. Così quando è stato il momento di scegliere ho pensato che anche io avreivoluto essere così, provare anche io quella stessa passione. E’ stato un punto di riferimento importante.