di Raluca Raksan
Quante volte vi è capitato di entrare in questa scuola e chiedervi quanti altri studenti abbiano abitato queste aule, percorso questi corridoi, salito questi gradini? Quante volte vi siete chiesti chi, prima di voi, ha avuto paura di un’interrogazione, ha festeggiato un bel voto, si è preso una sgridata tra queste pareti? Ho incontrato il signor Roberto, classe 1953, che ha frequentato questa scuola quando era molto, molto diversa da oggi.
Come era divisa la nostra scuola in passato?
Quando ho iniziato, nel 1959, qui c’erano elementari e le medie, mentre l’avviamento professionale aveva una sede distaccata. Sono stato in questa scuola tutta la prima prima elementare e un trimestre e mezzo della seconda elementare – all’epoca c’erano i trimestri, non i quadrimestri. Dopodiché ci hanno trasferiti alle attuali elementari, in via del Ferraio, e qui sono rimaste solo
le medie. In alcuni periodi, all’inizio, le lezioni erano sia al mattino sia al pomeriggio, nel senso che alcuni alunni venivano a scuola al mattino, altri invece al pomeriggio, perché le aule non erano sufficienti per tutti.
L’orario scolastico era differente da quello di oggi?
Sì, era un orario molto differente da quello di oggi. Intanto, era organizzato su sei giorni e non c’erano, se non in rarissimi casi, rientri pomeridiani. Normalmente le ore di lezione erano quattro o cinque ore da un’ora, con un sono intervallo se le ore erano quattro, con due se le erano cinque. In prima media c’erano meno ore, in terza invece si frequentava di più.
Le materie scolastiche erano quelle che ci insegnano anche adesso o erano differenti?
Sostanzialmente il nucleo fondante è lo stesso: italiano, storia, geografia, matematica e lingua straniera, che allora era una sola, il francese, quindi l’unica lingua che mi hanno fatto studiare è stata quella. Di particolare, rispetto a oggi, c’era la presenza di due materie, una per i maschi, che si chiamava applicazioni tecniche, in cui ci facevano usare trapani, seghetti e ci facevano costruire oggetti, e una per le femmine, educazione domestica, dove insegnavano loro a fare i lavori domestici.
Era piacevole andare a scuola, se sì perché?
Detto adesso, a tanti anni di distanza, ti risponderei di sì, con tanta nostalgia, perché avevo la vostra età. Noi
eravamo tutti ragazzini di questo paese o di paesi vicini: questa era una delle poche scuole medie e raccoglieva i ragazzi di tutta la Fraschetta, e quindi ci ritrovavamo tutti insieme. Pensa che, in molti casi, abbiamo iniziato ad andare a scuola insieme in
prima elementare e ci siamo siamo ritrovati, di anno in anno, sempre insieme. Come tutti i ragazzini, amavo molto il tragitto per andare a scuola e quello per tornare, perché stavo con i miei amici. Da alunno, invece, affrontavo le interrogazioni e i professori, che erano abbastanza severi: insomma, c’erano anche momenti complicati, però si stava bene.
A proposito di professori: era una scuola severa?
Pretendevano, pretendevano molto. Quando ho iniziato io, il latino era facoltativo, in prima e seconda
media, però noi lo avevamo già fatto un pochino alle elementari, dove si faceva tutta l’analisi grammaticale e bisognava aver dimestichezza anche con il latino. C’erano poi tutte le materie, come storia, geografia e matematica: qui gli insegnanti spiegavano e poi interrogavano, o ci assegnavano un compito in classe. C’era parecchia severità in quel senso, ci si aspettava da noi studenti un comportamento e un rendimento eccellente. Ti racconto una cosa che ti sembrerà strana: noi, già dai primi mesi
delle elementari, avevamo nell’astuccio solo la matita. Usavamo quella fino a quando non avevamo imparato bene a scrivere tutte le lettere dell’alfabeto, e poi passavamo al pennino stilografico e all’inchiostro. La macchia, però, prima o poi scappava, e quindi si cercava di cancellarla, talvolta bucando anche il foglio. Ora sarebbe impensabile, ma è un ricordo a cui sono molto legato.
Mentre era a scuola hanno fatto delle modifiche edilizie?
Sì. Il terzo piano non c’era, c’erano solo i primi due. Queste modifiche, però, sono state fatte abbastanza recentemente. Una cosa che non è una modifica non edilizia, ma è una ricordo simpatico è che in cortile, dove adesso c’è quella struttura in muratura, c’era una tettoia, perché noi andavamo a scuola in bicicletta e lasciavamo lì la bicicletta.
Le classi, invece, erano così o divise tra maschi e femmine?
Molto spesso erano classi separate. C’era poi lo sviluppo di classi miste, però in generale c’erano le classi di maschi e le classi di femmine. Quando sono arrivato al liceo, invece, avevo compagne di classe, ma in quel caso prima entravano tutte le ragazze, con il
preside che controllava l’ingresso, e poi entravano i ragazzi.
Se dovesse rifare le medie, sceglierebbe l’Alfieri o un altro istituto?
Sceglierei sicuramente la scuola del mio paese, quella che ho frequentato da bambino, che hanno frequentato i miei amici, mia moglie, i miei figli. Io sono uno che crede molto nelle radici del territorio, quello dove conosci le persone, perché nell’andare a scuola, secondo me, si imparano non solo le materie ma anche a stare insieme. Andare e venire da un luogo, non riuscire a costruire un rapporto con i compagni anche al di fuori della scuola, è qualcosa che mi sarebbe mancato molto. Insomma, tornerei a Spinetta senza alcun pentimento.
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