di Daria Rusu e Chaimaa Machmach

Gestire una scuola è un compito molto difficile: richiede preparazione, lungimiranza e tanta, tanta pazienza. Per questo motivo, durante la prima riunione di redazione del nostro giornale, abbiamo pensato che sarebbe stato bello poter presentare la nostra dirigente, Renata Nosengo, a tutti i lettori. Lei ha immediatamente accettato il nostro invito, è venuta a trovarci e si è raccontata ai nostri microfoni.

Ha sempre sognato di essere una dirigente scolastica?

No, da piccola sognavo di fare l’ingegnere meccanico. Io, però, appartengo ad una generazione in cui le donne non potevano permettersi professioni simili e così non sono riuscita a frequentare l’istituto Volta, perché era una scuola “maschile”, non c’erano ragazze. Quando ho finito le medie, non mi sono potuta iscrivere e così ho deciso allora di prendere un’altra strada…

Quale?

Sono stata una maestra, per molti anni. Insegnavo, ma lavoravo anche per l’organizzazione della scuola e così, dopo diversi anni di “dietro le quinte”, ho deciso di fare un concorso per diventare dirigente. A giugno del 2019, quando sono uscite le graduatorie, sono stata assegnata al nostro istituto comprensivo.

Qual è la cosa che le piace di più del suo lavoro?

Ho deciso di cambiare lavoro perché mi interessavano le attività di coordinazione e organizzazione della scuola. Mi piace lavorare con le altre persone e, soprattutto, mi piace l’idea di costruire qualcosa: abbiamo realizzato tanti progetti e ce ne sono altri in cantiere, per rendere la scuola un luogo sempre più accogliente, più bello.

Com’è il suo lavoro?

Ho il compito di dirigere l’Istituto Comprensivo, che è composto da dodici plessi – cioè dodici scuole – ma non sono mai da sola a prendere le decisioni fondamentali: nel caso della didattica, ad esempio, c’è il Collegio Docenti, una riunione di tutti gli insegnanti, mentre per l’organizzazione c’è il Consiglio d’Istituto, formato da insegnanti, genitori e assistenti amministrativi. Sono questi due organi a prendere le decisioni fondamentali, il mio compito è fare in modo che si realizzino.

Sceglie anche gli insegnanti?

No, quello non rientra tra i miei compiti: i docenti appartengono a delle graduatorie, cioè degli elenchi, in cui sono riportati i diversi punteggi, che si maturano con i titoli di studio e l’esperienza. A seconda del punteggio vengono assegnati da un algoritmo alle diverse scuole e per questo molti docenti precari cambiano sede, di anno in anno.

Per quanto riguarda le gite, invece?

Anche in questo caso, io non decido: sono i docenti che propongono dove andare e chi accompagnare, il mio compito è quello di far sì che tutto venga organizzato, dai mezzi di trasporto alle prenotazioni, controllando che tutto vada per il meglio.

Le piaceva il lavoro di maestra?

Ero una maestra di matematica e il mio lavoro mi piaceva molto ma, come vi raccontavo anche prima, con il passare del tempo sono rimasta affascinata dall’incredibile e complicata macchina che sostiene la parte organizzativa. E così, dopo parecchi anni tra i banchi, sono passata “dietro le quinte”

Ha ricordi tristi del suo vecchio lavoro?

Sì, purtroppo. Una mia alunna è morta durante un incidente ed è stata una notizia terribile.

Le mancherà fare la preside quando andrà in pensione?

Mi mancherà stare insieme agli alunni e alle persone, sicuramente. Difficilmente saprò chi mi sostituirà, perché potrebbe anche non esserci nessuno nell’immediato. La macchina della scuola è molto complessa…

Ha un consiglio per gli alunni dell’Istituto?

Sì, ce l’ho: potete fare tutto quello che volete, nella vostra vita. La sola cosa che è davvero importante, è avere ben presente la direzione e fare il possibile e l’impossibile per perseguire quello scopo. Avete la grande fortuna di avere in mano la vostra vita, di avere possibilità e scelte, bivi ed opzioni: voi sì, che potreste diventare ingegnere meccaniche e iscrivervi a qualsiasi scuola vogliate. Potete raggiungere ogni vostro obiettivo!