di Marta Badavelli e Eleonore Bisio
Ma chi era Rita Atria? Venite con noi, ve lo spieghiamo!
Rita Atria nasce nel 1974 a Partanna, un paesino in provincia di Trapani, da Vito Atria e Giovanna Cannova. Suo padre era un pastore affiliato a Cosa Nostra, a cui però lei era molto legata, ma nel 1985 viene ucciso, sempre per opera mafiosa.
Lei quindi si lega sempre di più a suo fratello, Nicola Atria, che nel frattempo medita vendetta e cerca di rintracciare l’assassino del padre; pochi anni dopo però, nel 1991, la mafia colpisce di nuovo e uccide Nicola Atria. Il secondo punto di riferimento importante per Rita che le viene portato via per opera delle stesse mani: le mani mafiose, che non guardano in faccia e agiscono.
Rita quindi è presa dalla rabbia e un giorno decide di andare a Marsala a dire tutto quello che sapeva sulla mafia che negli anni aveva sentito in famiglia al procuratore Paolo Borsellino, seguendo l’esempio della cognata, che aveva assistito all’uccisione del marito. Rita si affeziona a Borsellino, tanto che per lei diventa come un padre e grazie alle sue dichiarazioni vengono arrestati e condannati decine di mafiosi, cosa che però a sua madre, Giovanna Cannova, non sta bene, tanto che si schiera contro la figlia.
Siccome ora ha parlato, non è più sicuro che lei viva a Partanna, quindi è costretta a fuggire e a prendere un aereo diretto a Roma per continuare la sua vita lì. Rita è sola, in una località segreta, sotto protezione e con falso nome. Il 19 luglio 1991 trasmettono alla tv le immagini di un attentato che ha segnato quell’anno, ma soprattutto Rita: l’omicidio in Via D’Amelio, a Palermo. La persona uccisa è lui, il procuratore a cui ha raccontato tutto e a cui si era affezionata: Paolo Borsellino. L’ennesima persona a cui tiene che se ne va, senza avviso e lasciando segni indelebili. Qualche giorno dopo si trasferisce in un appartamento al settimo piano in Via Amelia e viene chiamata dalla sostituta procuratrice che le dice di dover tornare in Sicilia per fare il punto su alcune dichiarazioni. Lei in Sicilia non ci tornerà mai. Il 26 luglio viene trovato il suo corpo sull’asfalto in viale Amelia. Si pensa sia precipitata dal balcone volontariamente, ma non tutti sono sicuri, quindi sul suo fascicolo c’è scritto “morta come conseguenza di altro reato”. Sua sorella Anna Maria scoprirà della sua morte solamente due giorni dopo e mancano testimoni, ma ora è stata chiesta la riapertura delle indagini. Sarà fatta giustizia non sarà solo quando troveranno il colpevole dell’omicidio di Rita Atria, ma sarà quando le persone capiranno le sue opere e smetteranno di odiarla e ripudiarla.